Saturday, December 12, 2015

Il ritorno

A breve ...

Friday, June 22, 2007

a proposito di Partito Democratico ...


Abbiamo sostenuto, partecipando anche al successo delle Primarie, l’elezione di Prodi Presidente. Ora ci sentiamo a pieno titolo partecipi della costruzione del Partito Democratico; per questo ci diamo appuntamento:

Venerdì 22 giugno 2007

Alle ore 19.00 sulla TERRAZZA DEL FORTINO in via Venezia a Bari

a proposito di Partito Democratico ...

Michele Emiliano, Enzo Lavarra, Giovanni Procacci

a confronto con i cittadini
modera: Maria LIUZZI
Partecipa anche tu!
. . . . .
Sentiamo il bisogno di più democrazia e di nuovi spazi di partecipazione...
...ci riconosciamo nella scelta di giungere alla costruzione, anche in Puglia, del Partito Democratico, espressioneunitaria delle culture e delle esperienze riformiste del Paese.
Un partito pluralista, fondato sulla libertà di pensiero, di espressione e di azione e sulla partecipazione attiva e diffusa.
Suo obiettivo fondante dovrà essere il riconoscimento e la valorizzare della consapevolezza e della volontàdi partecipazione degli individui.
La consapevolezza del bisogno di una reale riorganizzazione bipolare della politica e il completamento della riforma elettorale in senso maggioritario dovrà parimenti dare voce al principio democratico “una testa, un voto”, pretendendone il suo esercizio costante e inalienabile, con 1’attivazione e 1’interrelazione di positive sinergie tra individui, territori, organizzazioni e istituzioni.
Il Partito Democratico, con riferimento a una struttura orizzontale, e non verticistica, dovrà basare la sua organizzazione su aggregazioni sia territoriali che tematiche, di forza congressuale, denominate “circoli democratici”, territoriali e tematici, dotati di facoltà di nomina di rappresentanti coordinatori, delegati e revocabili.

Tuesday, March 21, 2006

Martedì 21 Marzo 2006 - Il Mezzogiorno e le sue grandi potenzialità

Romano Prodi, Massimo D'Alema, Francesco Rutelli e Luciana Sbarbati insieme a Bari per "Italia riparte". Ore 17.30, Piazza della Prefettura

Saturday, March 18, 2006

PRODI: POLITICA DEVE RIPULIRE IL CALCIO

'Ci sono porcherie e bilanci che non sono seri'
(ANSA) - ROMA, 17 MAR - 'La politica deve pulire il calcio. Ci sono porcherie, c'e' mancanza di regole, ci sono bilanci che non sono seri'. Lo ha detto Romano Prodi. 'Qualche bilancio io che sono economista l'ho guardato - ha detto all'emittente radiofonica Radio Sei - ci sono bilanci che non hanno ne' capo ne' coda. Perche' bisogna avere bilanci seri se si producono penne a sfera e non seri se si ha una squadra di calcio? E' diseducativo verso i nostri ragazzi che guardano al calcio come qualcosa di mitico'

Pisanu e Fassino su immigrazione

Segretario Ds: 'azioni inefficaci', ministro: 'non e' vero' (ANSA) - ROMA, 17 mar - Botta e risposta tra il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu e il segretario Ds Piero Fassino sui temi dell'immigrazione. "L'azione di contrasto all'immigrazione clandestina e' stata inefficace", ha sostenuto Fassino a Matrix, in un confronto con il ministro dell'Interno che ha replicato:'in tre anni l'immigrazione via mare e' diminuita del 41%'. In merito alla vicenda dei rimpatri dei clandestini,Fassino ha definito 'sbagliato' l'esposto presentato contro Pisanu.

Wednesday, March 15, 2006

Confronto TV, «sono molto contento»


15 Marzo 2006
Sicurezza, decisione, pacatezza. Romano Prodi serio e determinato ma con un largo sorriso che spesso gli illumina il viso ha tirato fuori le armi migliori nel faccia a faccia appena concluso con il premier Silvio Berlusconi.
Senso di giustizia, equità, solidarietà e difesa dei più deboli per permettere all'Italia di «andare di nuovo forte», e così «organizzare un po' più di felicità per tutti noi».
Con queste parole il leader del centrosinistra ha chiuso il suo appello finale previsto per entrambi i contendenti dal regolamento pattuito in precedenza dai due staff.
Il professore non si è risparmiato nelle risposte a tutte le domande dei due giornalisti presenti in studio (Marcello Sorgi, ex direttore de La Stampa, ora editorialista dello stesso giornale e Roberto Napoletano, direttore del Messaggero) e nelle repliche alle risposte di Berlusconi. Tanti i temi toccati, si parte con il cuneo fiscale, la promessa della diminuzione di 5 punti delle tasse sul lavoro. Dopo aver precisato che "non si aumentano le imposte per diminuire il cuneo fiscale, bisogna spiegare bene agli italiani che il lavoro oggi e' gravato da un'imposta superiore al 30%».
Prodi ha confermato la ricetta della diminuzione di cinque punti: «Noi abbiamo pensato abbiamo fatto tutti i calcoli e i cinque punti noi li possiamo già fare». «Lo confermo- ha proseguito Prodi - la riduzione del cuneo fiscale sarà fatta nel primo anno, nessuna pensione sarà intaccata”.
Ad un premier che gioca in difesa il professore risponde ricordando i fallimenti della politica i controllo dei conti pubblici di questo governo: "Un paese decente controlla la spesa pubblica che in questi anni ha continuato a crescere senza controllo". Il suo discorso si allarga poi ai frequenti condoni contenuti nelle leggi finanziarie del governo: ''L'enorme quantità di condoni ha portato notevoli irregolarità nel sistema tributario, abbiamo un bilancio in situazione disastrosa».
Berlusconi gioca tutte le sue carte con accuse che spesso scadono sul personale: «Prodi risponde ai “dante causa” che sono i suoi alleati».
Prodi risponde con uno dei suoi propositi più importanti: «Abbiamo e avremo sempre come prioritari la difesa dei piú deboli» Poi spiega meglio:«Abbiamo bisogno di far riprendere il Paese e di farlo crescere. Il paese cresce soltanto se c'è il senso della giustizia e dell'equità, con cui si possono chiedere i sacrifici a tutti e con uno scopo ben preciso».Il dibattito scivola sui temi più diversi. L’orologio scorre veloce, mentre Prodi, allenato dai mille incontri alla Fabbrica del Programma scanditi da un timer tolto ad un campo di basket, riesce quasi sempre a rimanere nei limiti il premier fatica a frenare la sua loquacità.
Sulle donne Prodi è molto chiaro. Crede alla necessità di regolare la presenza femminile nel Parlamento e nel governo attraverso le famigerate “quote rosa”. «Ci doveva essere una legge sulle quote rosa per dare una maggiore rappresentanza alle donne in Parlamento e al governo - attacca il professore - non e' stata fatta perche' la maggioranza non ha voluto. Da presidente della Commissione europea ho messo una quota del 30% per le donne, bisognava introdurla anche per l'Italia. Dieci anni fa speravo che si potesse avere maggiore rappresentanza femminile senza le quote ma oggi l'esperienza mi dice che non ci si arriverebbe nemmeno tra 50 anni».
L’editorialista de La Stampa incalza i due leader sull’immigrazione. Anche qui Prodi non si mostra impreparato. Inizia la sua risposta denunciando lo scandalo delle lunghissime file di immigrati in attesa di regolarizzare la propria posizione in base alla legge Bossi-Fini davanti agli uffici postali.
Dinanzi ad una debole difesa della legge sull’immigrazione del presidente del consiglio Prodi risponde: «non si può affrontare il problema dell'immigrazione come qualcosa di staccato dall'intera societa': la politica dell'immigrazione e' parte dela nostra strategia perchè gli imprenditori ne hanno bisogno, non si puo' volere i lavoratori di giorno e volerli cacciare di notte, bisogna accoglierli nei diritti e nei doveri propri dei futuri cittadini italiani».
Altro tema che non può essere evitato in un dibattito tra le due persone che si contenderanno la guida del paese sono la scuola e il lavoro. Chiaro il messaggio dell’ex presidente della Commissione europea: «Dobbiamo mobilitarci tutti assieme per la scuola - è l'obiettivo del leader dell'Unione - il lavoro, per ridurre il precariato e dare uno stabile orizzonte ai nostri ragazzi, perchè possano farsi una famiglia e avere un governo e una legislazione che vada avanti in questa direzione. Lo si puó ottenere solo se c'è un senso di solidarietà e se non si ha il senso che uno governa contro l'altro».
Il lavoro «Bisogna stare tranquilli, non aumenteremo le imposte per abbassare il cuneo fiscale. Bisogna spiegare bene agli italiani che il lavoro oggi e' gravato da un'imposta superiore al 30% e che se vogliamo reggere alla concorrenza straniera e' necessario ridurre il costo del lavoro. Abbiamo calcolato che cinque punti di cuneo fiscale possiamo ridurli».
Il dibattito si avvia alla fine e mentre Berlusconi continua imperterrito a cercare di screditare il ruolo del suo avversario, sprecando quasi tutto il suo tempo nell’appello finale, Romano Prodi chiude invocando una nuova organizzazione della felicità, «perchè il Paese cresce solo se ripartiamo tutti insieme. Per la scuola, contro il precariato, perché i giovani possano farsi una famiglia. Si può fare solo con un senso di solidarietà, se si portano avanti gli stessi obiettivi con senso di giustizia redistributiva, di difesa dei più deboli. Anche noi vogliamo uno stato più snello. perché l’Italia può ripartire».

Berlusconi-Prodi, primo duello in tv. Com'è andato il primo duello in tv?

Berlusconi e Prodi, atto primo. Nonostante l'abitudine quotidiana alle apparizioni televisive, si è trattato di un vero e proprio debutto anche per due protagonisti consumati della scena politica. Le regole imposte al confronto, assai severe e da taluni criticate, sono state comunque giudicate come le uniche in grado di garantire effettive condizioni di parità. I tempi contingentati degli interventi esigono chiarezza, sintesi informativa, unite alla capacità di "bucare" lo schermo con sguardi, atteggiamenti, modo di vestire e di atteggiarsi.

casini e fini critici con berlusconi

(AGI) - Roma, 15 mar. - Record di ascolti per una serata che entra nella storia della Rai: un telespettatore su due ha seguito il faccia a faccia su Raiuno. Sedici milioni di italiani, share da capogiro del 52,13% come per le partite di cartello della nazionale, sono rimasti incollati davanti al piccolo schermo per il primo duello tv tra Romano Prodi e Silvio Berlusconi. In attesa del match di ritorno, il 3 aprile, vincitore del faccia a faccia di ieri sera e' senz'altro l'audience. La Rai e' piu' che mai soddisfatta per come sono andate le cose. Oggi in apertura dei lavori del CDA il Presidente Claudio Petruccioli ed il DG Alfredo Meocci hanno sottolineato l'importanza, anche per la Rai, della serata di ieri. Apprezzamenti e ringraziamenti anche per "l'arbitro" del match, il direttore del TG1 Clemente Mimun, per "l'equilibrio e la puntualita' con cui ha moderato la trasmissione". Il duello occupa stamani anche molte pagine della stampa estera a testimonianza dell'importanza dell'avvenimento. "Dibattito noioso?", si chiede il leader dell'Unione, "non siamo ballerine, comunque sono contento". Il Cavaliere: "Non mi sembra abbia vinto lui". Ma un primo sondaggio e' favorevole al Professore. L'Swg rileva che secondo gli intervistati Romano Prodi e' piaciuto piu' del rivale (46,5% contro 34,7%) e ha vinto il confronto per il 42,6% contro il 35,6%. Il giorno dopo Romano Prodi si dice "soddisfatto" del faccia a faccia con Silvio Berlusconi. Il leader dell'Unione sottolinea: "Finalmente abbiamo messo in luce l'incongruenza di tutte queste valanghe di cifre. E poi e' finito anche il discorso 'comunisti, comunisti, comunisti' e ancora 'comunisti, comunisti, comunisti'. Era una musica che andava avanti da un po'. Chiuso, si parte con i contenuti, su cosa vogliamo per il Paese domani e finalmente comincia un dibattito politico un po' decente". E' andata male? Silvio Berlusconi dice: "A me risulta un esito contrario". E sulla questione delle dichiarazioni di Prodi secondo cui a Berlusconi "non stanno bene le regole in generale", il Premier osserva: "E' una frottola, una fandonia, una falsita' e una menzogna come tutte quelle che ho sentito provenire da lui ieri sera". E Prodi aggiunge: "le regole valgono per tutti. Dobbiamo vivere con le regole, se le regole non piacciono vuol dire che dobbiamo scambiare la faccia tosta con l'intelligenza". Sul diktat imposto dall'orologio nelle domande e nelle risposte il Professore puntualizza che in due minuti e mezzo si dicono tante cose. "Ho imparato al Parlamento europeo ed anche ieri che in due minuti e mezzo si dicono tante cose", afferma Prodi. Per il Presidente dei DS, Massimo D'Alema, ieri sera Berlusconi ha passato il testimone e "non e' piu' in grado di comunicare al Paese", mentre Prodi "e' stato molto efficace". Il segretario DS, Piero Fassino, afferma che "Berlusconi era cosi' in difficolta' che concludendo la trasmissione ha sbagliato anche la telecamera in cui guardare. Il classico due a zero, a favore di Prodi, con cui si va a casa soddisfatti". Severo con entrambi i duellanti il vicepremier Gianfranco Fini che sostiene: "Prodi e' stato grigio, ma Berlusconi ha dato l'impressione di credere che tutto vada bene. Un eccesso perche' tanti elettori indecisi sanno che nella nostra societa' ci sono molti problemi". Fini non ritiene che il dibattito tv "abbia cambiato di molto la situazione". Soddisfatto invece il leader della Margherita, Francesco Rutelli, che dice: "abbiamo scollinato. Siccome Prodi e' un buon ciclista, arriva il momento in cui sai di essere in salita, pero' ti stai avviando al traguardo. Anche una discesa ha le sue insidie. Naturalmente non consideriamo che la partita sia conclusa e non la diamo per vinta, saremmo superficiali". Il ministro delle Infrastrutture, Pietro Lunardi, parla di regole troppo rigide e non nasconde la noia che ha provato mentre a bocciare la qualita' del dibattito arriva il ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno. "In realta' il profilo del dibattito e' stato abbastanza basso, l'ho trovato molto scollato dalla realta', sia da una parte che dall'altra. Secondo me, Berlusconi ha dato piu' concretezza", osserva Alemanno per il quale Prodi "era sereno e rilassato ma e' stato povero di proposte". Paolo Gentiloni, presidente della commissione Vigilanza Rai, e' dell'avviso che "ha vinto Prodi" e respinge l'accusa di programma noioso. L'esponente DL afferma: "il formato televisivo l'ho trovato riuscito. Noioso ? A giudicare dai 16 milioni di telespettatori, meno noioso dell'ennesima puntata-teatrino di alcuni talk". Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti confessa: "ho apprezzato Berlusconi". (AGI) Red 151700 MAR 06

Berlusconi: ''Prodi è un bulldog esausto geloso di noi''

Il premier sul match televisivo di ieri sera: ''Il Professore ha lanciato una opa ostile sull'Italia''

Roma - (Adnkronos) - ''E' sempre meglio per l'Italia saper suscitare simpatia piuttosto che presentarsi a ogni riunione internazionale con quell'aria perennemente afflitta da bulldog esausto...''. Silvio Berlusconi torna a punzecchiare Romano Prodi. E lo fa con in occasione di una lunga intervista a 'Liberal'. Il Cavaliere parla dei risultati conseguiti in politica estera nei 5 anni di governo. ''Abbiamo costruito -afferma- un nuovo asse geopolitico'', che passa ''lungo il tragitto Gerusalemme, Roma, Londra, Mosca, Washington''. E ora, assicura, si aggiunge anche la Berlino della Merkel, ''la quale ha capito che un rapporto esclusivo con Parigi non conviene più neanche alla Germania''. Secondo il presidente del Consiglio, il leader dell'Unione non riconosce i meriti dell'esecutivo perché soffre di gelosia: ''Vede -dice- la gelosia è legittima anche in politica e anche per Prodi: ma, lo ripeto ancora una volta, quando è in ballo l'interesse nazionale, essa si trasforma in sentimento antipatriottico. Il che non danneggia Berlusconi, ma l'Italia. Vuol dire che il leader dell'Unione non fa il tifo per l'Italia...''.Il giorno dopo il confronto televisivo che lo ha visto contrapposto al leader del centrosinistra, il Cavaliere non ci sta nella parte dello sconfitto che parte dei commentatori gli hanno attribuito. ''La sfida di Prodi non si può certo definire una competizione programmatica.... Tecnicamente si potrebbe dire che in realtà ha lanciato un'opa sull'Italia. E, per giunta, si tratta di un'opa ostile perché, nel proporla, diffonde false informazioni sociali''. Il Cavaliere non usa mezzi termini: ''il catastrofismo servito a dosi da cavallo, la sciagurata e falsa retorica del 'declino italiano' e' solo l'inganno attraverso il quale alle elezioni vogliono rastrellare, senza alcun programma, con il minimo dello sforzo, la maggioranza delle azioni dei cittadini italiani''. Ma, assicura il premier, ''gli italiani il 9 aprile glielo impediranno. Si terranno ben strette le loro azioni vincenti e non le affideranno a capitani di ventura senza scrupoli. Impediranno, in altri termini, che il caso Unipol diventi una metafora dell'intera nostra democrazia''. Il leader della Cdl è convinto che ''il mandato di Prodi e D'Alema, una volta al governo, non potrebbe che essere quello di galleggiare''. Con la sinistra ''il paese tornerebbe ad essere bloccato. Siamo davanti alla stessa illusione oligarchica che aveva portato nel '96 a ritenere che la sinistra, in quanto piu' contigua al sindacato, potesse avere vita più facile nello sviluppo del paese. Ho la sensazione che qualche esponente del nostro mondo finanziario non abbia ancora fatto tesoro di quell'esempio e continui a coltivare una illusione già tramontata''.

Prodi: ''Berlusconi è nervoso''

Il Professore: ''Psicologicamente mi sento vincitore. Il premier sente che il Paese non lo segue più''

Novara, 15 mar. (Adnkronos/Ign) - ''A sentire le dichiarazioni di Berlusconi di oggi, forse ho vinto''. Romano Prodi torna sul confronto di ieri sera mentre si trova a Novara dove, insieme ai leader dei Ds Piero Fassino e dei Dl Francesco Rutelli, ha aperto la campagna elettorale. ''E' talmente nervoso Berlusconi - aggiunge -. Questo significa che ha il senso di un Paese che non lo segue più''. Poi insiste: ''Psicologicamente mi sento vincitore. Credo sia emerso chiaro che vogliamo una Italia diversa''.Insomma: ''Ero ottimista anche ieri, oggi più contento''. Una soddisfazione che non nasconde neppure quando qualcuno richiama la sua passione per le due ruote. ''Come ciclista si sente oggi più in discesa?'', gli chiedono i cronisti. ''No - replica sorridendo - è ancora un cammino lungo, ci sono tappe di salita e tappe di discesa poi ci sarà anche la volata finale''.Il Professore è contento, tra l'altro, di aver avuto l'opportunità di parlare di programmi. ''Ieri per quanto mi riguarda, è emerso un modello di Paese solidale, che guarda in avanti, un Paese che voglio unito perché sento che le grandi sfide che abbiamo di fronte si vincono solo se siamo uniti'', ribadisce. ''Un confronto che gli ha fatto conquistare più voti?'', incalzano i giornalisti ''Non lo so - replica Prodi - ho avuto la soddisfazione di poter esprimere le mie idee, il mio disegno sul futuro, non ancora compiutamente, ma manca ancora qualche settimana alla fine della campagna elettorale e credo che gli elettori arriveranno a votare su programmi precisi''.E poi, ''finalmente, abbiamo messo in luce l'incongruenza di tutte queste valanghe di cifre - afferma -. Credo che sia stata una conversazione molto utile, che gli italiani abbiano capito la diversità delle proposte, sono molto contento per tutte le reazioni che ho avuto proprio sui contenuti di ieri sera''. ''Mi ha fatto piacere - sottolinea - che 16 milioni di italiani, più quelli collegati alle radio, a Internet e con altri mezzi di comunicazione, abbiamo potuto ascoltare finalmente una conversazione tranquilla in cui ciascuno aveva i minuti per esprimersi come si fa in tutti i Paesi civili''.Quanto alle rigide regole della sfida tv, il Professore sostiene che Berlusconi non ha criticato le regole del faccia a faccia, bensì ''ha criticato le regole''. ''Io non ho voluto queste regole, ho voluto delle regole uguali per tutti. Lui non voleva regole uguali per tutti, non le vorrà mai…'', sottolinea. ''Le regole valgono per tutti, dobbiamo vivere con le regole, se non piacciono vuol dire che uno vuole cambiare la faccia tosta con l'intelligenza'', mette in chiaro il Professore. ''In tutti i Parlamenti del mondo ci sono i tempi contingentati, uno riceve una domanda e risponde, così si fa al Parlamento europeo, così nei dibattiti americani, così in quelli tedeschi. Questo vuol dire che le gabbie ci sono solo per alcune persone? - si chiede Prodi -. Le regole - risponde - valgono per tutti''. A chi gli domanda se in vista del prossimo confronto del 3 aprile pensa di cambiare qualche cosa, il Professore replica: ''Io punto sulla verità, su quello che penso e su quello che debbo fare. Ieri mi sono state fatte delle domande e immagino che il 3 saranno domande diverse''. Quindi assicura che lui sarà presente al prossimo confronto. ''Non ho sentito nemmeno lontanamente l'idea di un rinvio o di una cancellazione'', spiega.Poi una battuta nei confronti di chi ha definito 'noioso' il confronto di ieri: ''Non è mica uno spettacolo, non siamo mica due ballerine. Noi siamo andati lì per parlare dei problemi del Paese. E quindi se c'è stata noia vuol dire che abbiamo toccato i temi…''.

Sfida tv, il premier non convince Fini e Casini

Il vicepremier: ''Sbagliato dire che va tutto bene. Il professore? Grigio''. Il presidente della Camera: ''Un'occasione mancata. E' stato un dibattito sul passato''

Roma, 15 mar. (Adnkronos/Ign) - Oltre 16 milioni di spettatori hanno seguito ieri sera il duello tv tra Romano Prodi e Silvio Berlusconi con uno share dello 52,13%. Nel corso del faccia a faccia, moderato dal direttore del Tg1 Clemente J. Mimun, l'ascolto ha registrato all'inizio punte superiori ai 18.000.000 di spettatori e un picco di share oltre il 57% nella parte finale. Un faccia a faccia che non convince gli alleati della Cdl. Premessa la convinzione che il dibattito non ''abbia cambiato di molto la situazione'', il leader di Alleanza nazionale Gianfranco Fini bolla come ''grigio'' il Professore, capace di trasmettere ''più che serenità, apatia''. ''Non ha entusiasmato né spaventato - continua - E' stato piatto, grigio come il futuro che prospetta''. Ma Fini critica anche la performance di Berlusconi. Certo, sottolinea, ''ha rafforzato il convincimento di chi ha già scelto il centrodestra'' ma ''ha dato l'impressione di credere che tutto vada bene''. ''Ha cercato di essere promosso con il massimo dei voti e la lode - dice il vicepremier - Un eccesso, perché i tanti elettori ancora indecisi sanno che nella nostra società ci sono ancora molti problemi. Per costruire un futuro migliore il centrodestra resta di gran lunga e per tante ragioni più credibile del centrosinistra. Ma a condizione che dal voto esca un centrodestra vincente ma diverso dall'attuale, più capace di ascoltare la gente comune. Un centrodestra ugualmente determinato ma più realista''. Per il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, il duello televisivo tra Berlusconi e Prodi ''è stata un'occasione mancata'' perché il dibattito si è concentrato sul passato. ''Dare un giudizio sull'esito della sfida è una cosa difficile per me, sarei di parte essendo fortemente impegnato in una delle due coalizioni - osserva il leader dell'Udc -. Voglio sottrarmi allo stereotipo per cui il centrodestra dice che ha vinto Berlusconi e il centrosinistra che ha vinto Prodi, mi sembra banale entrare in questa logica''.

Per Berlusconi-Prodi oltre 16 mln

Altri 782mila spettatori per replica La7, 213mila su Rainews
(ANSA) - ROMA, 15 MAR - Il faccia a faccia Berlusconi-Prodi su Raiuno ha raccolto un pubblico da nazionale di calcio: 16.129.000 (52,13%). Nella stessa fascia, il confronto e' stato seguito anche su La7 da 782.000. Ancora, la replica sottotitolata per i non udenti su Rainews alle 00,30 ha avuto il 5.19% con 213.000 spettatori.

Monday, March 13, 2006

I Cosacchi di Linz

Hanno combattuto con il cuore, assieme ai loro più noti fratelli del Don, i cosacchi di Linz; ma hanno avuto la sfiga di riparare lì a Linz, in quella Polonia che per secoli è stata terra di nessuno, stretti in una tenaglia feroce, tra Wermacht ed Armata rossa. Hanno cercato alleanze, ma sono stati abbandonati dagli inglesi ai sovietici ed al proprio destino. Ora, fuor di metafora e di gesti apotropaici, chi di noi ulivisti non si sente un po' cosacco, per la tempra, e molto cosacco di Linz per il destino cinico e baro che potrebbe sovrastarci? Apparentemente apolidi della politica, siamo gli unici che fanno la campagna elettorale, si esprimono e si organizzano sotto le insegne di un partito che non c'è, il partito dei democratici, ma per un'idea molto forte. E allora?
Cosacchi di Linz, carica!

Avrei voluto incontravi per strada ... - Giovanni Procacci


Il partito democratico o meglio, dei democratici, che oggi piace a tanti, sarà per molti una profonda delusione se nascerà dall’alto come semplice assemblaggio di apparati. Occorre spendersi perché prima dei pur necessari processi di vertice, ci sia una base già in parte “contaminata”, già capace di una militanza e di un impegno oltre le siepi, talvolta divenute più rigide degli steccati!
Non si vogliono annullare le peculiarità culturali e le diverse sensibilità, si intende semplicemente mantenerle come fondamenta ispiratrici di un grande progetto comune di cui il nostro tempo ha assoluto bisogno per promuovere profonde riforme non più dilazionabili e accogliere le nuove sfide che la storia ci pone dinanzi.
Questo giornale prende vita nel solco di questa intuizione e di questo impegno. Non ha altre ambizioni che essere uno spazio di dialogo aperto a quanti, dentro e fuori i partiti, intendono concorrere a costruire il nuovo grande soggetto della politica italiana che tanti di noi auspicano, ma che nessuno ancora sa se e come sarà.
L’abbiamo chiamato “Dialoghi dell’Ulivo” perché il nome del nuovo soggetto politico non potrà che essere quello dell’Ulivo: non solo perché quella parola evoca l’immagine solare e mediterranea del nostro Paese, ma soprattutto perché è il simbolo di tante speranze, spesso disattese.
E’ come se avessimo una sorta di piacevole debito nei confronti di un’idea che è stata all’occorrenza sempre vincente, ma puntualmente, dopo l’uso, riposta nel cassetto !
Il numero zero vede la luce in un periodo non molto felice come quello elettorale, ma vedrete che andrà oltre.
Gli amici non hanno voluto attendere, volendo dare un’anima ad una campagna elettorale, nella quale certo è in gioco il governo del Paese, dopo 5 anni di vicende penose e umilianti, ma anche il progetto de l’Ulivo, nella consapevolezza che l’esito elettorale potrà consacrarlo e renderlo irreversibile oppure seppellirlo per sempre!
Una ragione in più per rafforzare il nostro impegno e anche perché vogliamo che “Dialoghi dell’Ulivo” dopo il 10 aprile abbiano vita lunga ed esaltante.

Il nosto Partito Democratico - Arturo Parisi per Adnkronos


"Il Partito democratico al quale guardiamo si pone come il superamento e la sintesi delle culture riformiste del passato, ma anche in una prospettiva dichiaratamente orientata a progettare i processi riformatori e innovativi che il Paese richiede e che, a nostro giudizio, la società ha bisogno di avere". Lo scrive Arturo Parisi nel saggio "Il 'nostro' Partito democratico" contenuto nel libro del presidente dei senatori della Margherita, Willer Bordon, ''Domani e' un altro giorno,' presentato all'Hotel Majestic, in Via Veneto a Roma - da Romano Prodi e Francesco Rutelli.
"Abbiamo sempre avuto un'ambizione alta: quella - scrive Parisi - di dar vita a un riformismo senza aggettivi, un riformismo concretamente e pragmaticamente legato al bene e al progresso dell'umanità', nella gelosa difesa della libertà e dei diritti fondamentali di tutti". E ancora: "Non mi pare giusto considerare il Partito democratico come uno strumento finalizzato essenzialmente a massimizzare la possibilità di vittoria in un sistema maggioritario, o come un modo per rendere più forte e coesa una coalizione che un nuovo e diverso sistema proporzionale può rendere più instabile. Il Partito democratico non e' legato a una questione di meccanismi elettorali ma a una concezione della democrazia". "Per noi - scrive Parisi - la democrazia deve essere innanzitutto libertà. Deve essere un sistema politico che libera gli uomini, li rende padroni del proprio destino, arbitri delle loro sorti, costruttori del loro futuro".

La società multiculturale - Gianfranco Algieri


Lo sviluppo delle reti, a cominciare da Internet, ci offre ogni giorno la possibilità di decidere se essere cosmopoliti o locali. Questa possibilità si trasforma in dilemma ogni volta che veniamo messi di fronte ad un problema di rilevanza sociale, politica, economica o, più semplicemente, di sopravvivenza.
Ancora più difficile risulta conciliare in una regione di frontiera la necessità di una onerosa integrazione europea con le esigenze di una normativa nazionale protezionista e la vocazione all’apertura, agli scambi transfrontalieri ed alla multicultura. La migrazione, fenomeno per lungo tempo prevalentemente di transito in questa regione, è spesso solo una valvola di sfogo del più complesso processo di contrapposizione fra chi ha e chi non ha. Per anni non ha lasciato tracce importanti in questa terra, se non i segni di un passaggio frettoloso e disperato.
I centri di accoglienza, l’attività di assistenza e di tutela dei diritti fondamentali e tutto l’impegno del terzo settore per il pieno inserimento dei migranti nella società, appaiono come elementi di un processo di “gestione” del fenomeno migratorio e di tentativo di “integrazione degli stranieri”.
Questo impegno costante a cercare di passare da una contrapposizione di etnie, culture, lingue ad una piena integrazione trascura completamente, quando non boicotta addirittura, i valori della multiculturalità e ne ignora la stratificazione.
Confrontando, o meglio mettendo in relazione fra di loro, gli strati corrispondenti di culture diverse è facile verificare che spesso ci si somiglia almeno quanto si è diversi.
Questa constatazione impone una seria riflessione sull’importanza di pensare ad una ricerca, per gradi, del giusto equilibrio interculturale da accettare, comunque, con le oscillazioni iniziali tipiche di certi fenomeni transitori necessari ad assestare e stabilizzare sistemi sociali complessi.
Si può, quindi, ipotizzando una ideale scala di livelli di contatto, pensare di costruire un modello di società multiculturale nel quale, dopo le inevitabili oscillazioni fra le contrapposizioni ed i tentativi di integrazione, si giunga ad una coesistenza armoniosa delle culture diverse.
In un ideale processo di armonizzazione di culture diverse la regola fondamentale, indispensabile anche solo per la semplice convivenza, è la definizione di un Diritto degli Stranieri. La sua piena condivisione richiede efficaci modelli di informazione e comunicazione ed adeguate tecniche di mediazione sociale e culturale. La sua piena accettazione, senza pregiudizi, non può che avviarsi da un processo educativo che incomincia a scuola e si accompagna alla formazione per tutta la vita.

E i CPT ? Non dimetichiamo Lampedusa ...


Roma, 13 novembre 2005 – Medici Senza Frontiere (MSF) denuncia la situazione di emergenza in corso in questo momento a Lampedusa. Negli ultimi due giorni oltre 700 persone sono sbarcate sull'isola e sono state trasferite al centro, tra loro molte donne e bambini. Il centro, come noto, ha una capienza massima di appena 190 posti e si trova di nuovo drammaticamente sovraffollato: sono infatti solo 390 le persone trasferite finora. "Ancora una volta ci troviamo di fronte al fallimento delle politiche di accoglienza, da parte del governo italiano, nei confronti degli stranieri che sbarcano sulle nostre coste dopo aver affrontato viaggi estremamente pericolosi" – afferma Andrea Accardi, responsabile progetti italiani di MSF. "Da settimane, mesi, anzi anni si parla dell'inadeguatezza del centro dell'isola, tuttavia nessuna azione concreta è stata intrapresa; questo nonostante le ripetute polemiche interne e i duri richiami fatti al nostro paese da parte di organismi internazionali". Alcune settimane fa il Ministero dell'Interno aveva annunciato la creazione di una commissione ad hoc per il monitoraggio della situazione all'interno del centro, commissione formata da membri dell'Alto Commissariato della Nazioni Unite per i Rifugiati, della Croce Rossa Italiana e
dell'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni. "Se questa commissione è effettivamente al lavoro chiediamo che vengano resi noti i risultati della sua attività svolta finora" – aggiunge Andrea Accardi. MSF chiede inoltre l'immediato accesso al centro per fornire assistenza medica e umanitaria agli stranieri che potrebbero necessitare di cure vista l'attuale situazione di emergenza. MSF lavora nell'isola dall'agosto 2002 per prestare assistenza sanitaria agli immigrati che sbarcano sulle coste italiane. Attualmente le equipes di MSF prestano un primo soccorso medico alla banchina del porto di Lampedusa nelle fasi immediatamente successive allo sbarco.

Ambiente e il territorio - Giovanni Rana


Dando un’occhiata al programma dell’Unione colpisce il titolo con cui si apre la sezione dedicata alle politiche ambientali: “ La nuova alleanza con la Natura: Ambiente e territorio per lo sviluppo “.Bene. Mi sembra che già in questa proposizione di intenti sia contenuta (speriamo) una profonda diversità rispetto al modo con cui finora la politica si è “approcciata” con le tematiche ambientali. Negli ultimi dieci anni, benché la coscienza ambientalista si sia notevolmente estesa tra la gente e soprattutto tra le nuove generazioni a causa di un lavoro non disprezzabile che la Scuola, non tutta purtroppo, ha svolto in tal senso, la classe politica italiana ha fatto fatica a tenere dietro a questo ormai comune sentire. La preoccupazione per lo sviluppo e per il benessere ha spesso nascosto o fatto passare in secondo piano le esigenze ambientali, per cui l’espressione più avanzata che, in questo senso, i nostri politici si sforzano di usare è la ormai arcinota e, diciamo pure, abusata definizione coniata dalla Signora Bruntland e cioè “ sviluppo sostenibile “. In tale definizione c’è evidentemente l’immagine di uno che “spinge” (l’uomo) e di uno che “sostiene” o “resiste” se si preferisce (la natura), ma è implicito un velo di pessimismo, in quanto si capisce che le due cose sono opposte e non integrabili tra loro, tanto che si deve ricercare quell’esile linea di confine nella quale lo sviluppo non configge o almeno non esaspera il consumo delle materie prime e della qualità dell’ambiente tanto da determinare a breve termine condizioni impossibili per la vita. E’ evidente che non può più essere così e la recente e straordinaria crescita del Sud Est asiatico e della Cina hanno dimostrato che ognuno ha la sua idea di sostenibilità che viene di volta in volta adeguata alle necessità di sviluppo. Ritengo che il programma dell’Unione abbia colto nel segno, dando voce a quanto gli ambientalisti vanno dicendo da tempo, e cioè che occorre una “ nuova alleanza con la Natura” nel senso che essa non deve essere considerata l’antagonista dell’uomo o la torta di cui impossessarsi ad ogni costo prima che lo facciano gli altri, bensì deve diventare essa stessa, in una nuova ottica, occasione di sviluppo e benessere. In questo senso leggo con piacere la lode delle bellezze naturali e umane della nostra penisola intese come “risorse fondamentali per la qualità della vita e dello sviluppo presente e futuro”. Spero che rientrino a pieno titolo in questa ottica le realtà regionali tra cui ovviamente quella pugliese, degradata e svilita dai condoni e dall’arrembaggio soprattutto rivolto al territorio murgiano.

Garantire il diritto alla salute - Ruggiero Fiore


“Questa deve essere la missione prioritaria del Servizio Sanitario Nazionale come sancito dall’art. 32 della Costituzione Italiana. L’evoluzione del concetto di salute e di assistenza sanitaria, in questi ultimi anni, ha subito, in Italia, un cambiamento di rilievo. Oggi è sempre più ispirato allo stato di benessere fisico, sociale e psicologico e non soltanto a caratteristiche negative come l’assenza di malattia. Parallelamente, l’assistenza sanitaria viene oggi intesa anche come il complesso di attività per la soddisfazione dei bisogni di salute dei cittadini secondo indicazioni di priorità stabilite, sulla base dei valori e delle aspettative degli assistiti e sulle risorse economiche disponibili. Per far ciò è necessario che tutti coloro che operano con il fine di soddisfare la missione del SSN condividano metodi e obiettivi. In questo quadro, si inserisce il Piano Regionale di Riordino Ospedaliero. Al riguardo alcune considerazioni: il movente primo che ha reso necessario il riordino è stato l’aumento della spesa sanitaria. Sicuri che tale spesa sia diminuita? Stando ai dati forniti a mezzo stampa sembra proprio di no! Altra necessità del piano era: razionalizzare reparti e servizi evitando doppioni specie nella stessa ASL con concentrazione della tecnologia e dei servizi e con riduzione dei posti letto. Ovviamente alcune realtà sono state potenziate ed altra ridimensionate. Senza entrare in un inutile e sterile discorso campanilistico, parlando della salute che, inteso come in premessa, è bene primario assoluto, ritengo che un riordino ospedaliero serio, efficace, efficiente ed utile ai fini di ottenere una sanità moderna non posa essere neanche ipotizzato senza una organizzazione territoriale adeguata, rigorosa, collaudata”. Obiettivi fondamentali, quindi, di un piano regionale di rilancio della Sanità dovrebbero essere: • 1. Porre al centro il medico di medicina generale, per il compito strategico che svolge all’interno del modello assistenziale. Il così detto medico di famiglia deve appropriarsi di ulteriori strumenti per poter esprimere al meglio il suo ruolo in veste di protagonista e non di semplice esecutore. • 2. Riconsiderare il ruolo della medicina generale che oggi si inserisce in un contesto più ampio, ovvero quello della assistenza territoriale che trova la sua organizzazione nei distretti. La medicina del territorio non si contrappone, (guai se lo facesse!) ma si integra (e dovrebbe farlo al meglio) con le strutture ospedaliere e con i centri universitari di eccellenza. • 3. Curare i pugliesi in Puglia. Coinvolgere diversi aspetti e settori dell'Istituzione regionale, non ultimo quello finanziario, perché altre importanti risorse finanziarie dovranno essere reperite per poter ammodernare il sistema sanitario regionale e renderlo idoneo ai bisogni delle popolazioni del territorio. • 4. Costituire una rete tra medici, con la possibilità di procedere direttamente alla prenotazione delle consulenze specialistiche già all’atto della richiesta della prestazione stessa da parte del medico di famiglia. Bisogna consentire al medico di poter accedere direttamente alla cartella clinica ospedaliera ed al reparto ospedaliero, in caso di ricovero, poter avere disponibili tutti gli esami che il paziente ha eseguito su indicazione del medico di base e degli altri presidi territoriali. • 5. Sostenere l’aumento degli studi associati, delle esperienze in medicina di gruppo, di associazionismo medico, peraltro incentivate da tempo dal legislatore. Con questo nuovo “modus operandi” si fa in modo che in un luogo ben preciso (la sede fisica dell’ambulatorio) possano essere assistiti fino a 9000 persone contemporaneamente con scambio di “buone pratiche” e “intuito professionale. Una organizzazione di questo tipo rende molto agevole, economico ed efficiente che gli specialisti della azienda, o anche gli ospedalieri, accedano in locali degli ambulatori in giorni stabiliti lasciando il compito della prenotazione ai medici curanti. • 6. Anziani. L’aumento della vita media ha determinato un invecchiamento della popolazione con un aumento sia assoluto che percentuale delle malattie croniche degenerative rispetto alle malattie acute. Tutti gli studi hanno dimostrato che è molto più economico, civile, umano e socialmente progredito mantenere il più possibile l’anziano nel proprio domicilio. Scatta immediata la necessità di attivare e potenziare alcune forme di assistenza domiciliare quali l’ADP (Assistenza Domiciliare Programmata) l’ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) e l’ospedalizzazione domiciliare. • 7. 118. Questo essenziale servizio, deve essere, di fatto, specie quando il riordino ospedaliero ha privato alcune comunità del presidio sanitario, una unità mobile di riabilitazione. Deve essere eseguita con tranquillità la diagnosi delle più comuni emergenze ed effettuata con altrettanta competenza e serenità la dovute terapia (trecheotomia, intubazione, defibrillazione cardiaca con cardioversione, trombolisi coronaria in caso di infarto miocardio acuto). Formazione per i giovani medici impiegati in tali attività. • 8. Contribuire a realizzare un sistema informatico, con la carta sanitaria magnetica personale, che consenta gli scambi di informazioni ed il risparmio coniugato all’efficacia assistenziale.
E’ fantasia? E’ un sogno?Assolutamente NO.Basta pensarci, crederci ed organizzarsi.

La Sanità, tecnologia e organizzazione -Ruggiero Fiore


In questi giorni ci stanno recapitando dei tesserini magnetici che dovranno sostituire i libretti sanitari. Sarà stato questo invio ma mi sono disposto ad una riflessione in materia di sanità e di cura. Quali sono i parametri principali su cui incentrare una riflessione? L’aumento della vita media, l’evoluzione tecnologica, la relativa pochezza di risorse finanziarie, Il notevolissimo cambiamento sociologico intervenuto negli ultimi anni, Le nuove debolezze e le nuove povertà, Il cambiamento della struttura familiare. Considerando quanto sopra e fermo restando il desiderio e la necessità di conservare, rinforzare e preservare il rapporto umano e la considerazione della “persona” soprattutto nel suo periodo di maggiore fragilità quale è la malattia mi sono chiesto quale dovrebbe essere una sanità a misura d’uomo e poi, in mente mia, ho cercato di raffrontare la condizione ideale, anche se soggettiva, con quella reale. Il progresso tecnologico ed informatico impongono una concentrazione delle strutture per acuti e, contestualmente un collegamento informatico e tecnologico con il territorio.Quelle tessere magnetiche avranno un senso ed una utilità solo quando ospedali, ambulatori e quant’altro saranno dotati di un unico sistema informatico ed il cittadino porterà con se tutta la sua storia clinica. Immaginiamo il risparmio? Cosa osta alla realizzazione immediata? Ospedale e territorio non parlano tra di loro e non interloquiscono in tempo reale. Alcune proposte: affidare ai medici ospedalieri gli ambulatori territoriali a loro volta in costante collegamento con i medici di famiglia. Sarebbe un primo, facile, esperimento di organizzazione dipartimentale. Sono sempre più presenti nel territorio regionale gli studi di Medicina di gruppo. Cosa osta inviare gli specialisti ambulatoriali in tali studi, previa prenotazione, in modo da realizzare un contatto costante tra paziente, medico di base e struttura specialistica? Il 118 deve essere il prima possibile assimilato ad una unità mobile di riabilitazione piuttosto che ad un centro di smistamento di bisogni e ricoveri.

Università e Ricerca: motori dell’innovazione e della mobilità sociale - Antonio d'Itollo


Il dibattito politico preelettorale è senza dubbio focalizzato sui problemi economici e di politica estera; non di meno il programma che L’Unione propone ai suoi elettori dedica un’approfondita sezione alle tematiche della conoscenza, intitolato: “Conoscere è crescere,”, un titolo che sintetizza efficacemente la centralità dell’istruzione e della formazione a tutti i livelli. Ci soffermiamo brevemente sulle priorità di intervento che il futuro governo di centro-sinistra dovrà realizzare per Università e Ricerca. “L'Italia ha di fronte una grande sfida: rimettere la conoscenza, il sapere al centro della politica, dell'economia, della società”, afferma il Programma dell’Unione, come del resto indica L’Agenda di Lisbona, che prevede per il 2010 il raggiungimento di obiettivi strategici che, giunti a metà percorso, è difficile siano centrati. Pochi laureati e ricercatori, scarsi investimenti nella ricerca e nella innovazione, insufficiente impegno nella formazione continua sono il lascito del governo Berlusconi; al contrario, forte è tra i cittadini, in particolare tra i più giovani, il desiderio di puntare sulla conoscenza come fattore di crescita individuale e di equità sociale. L’Unione deve governare questi processi, affermandone la natura di bene comune e “gratuito”, perché si tratta di beni pubblici fondamentali. La conoscenza – ha affermato Romano Prodi - è l'unico sicuro capitale per il futuro: la competitività economica del Paese richiede un salto di qualità nella ricerca e nell'innovazione: al contrario si è accentuato in questi cinque anni la “fuga dei cervelli” all’estero. L'Unione deve invertire la rotta con proposte concrete per sostituire subito le norme sbagliate introdotte negli ultimi anni. E’ necessario orientare le strategie di riforma verso il miglioramento del nostro modello universitario meglio integrando ricerca e didattica, promuovere la qualità in tutti gli atenei, l'internazionalizzazione della ricerca attraverso lo sviluppo delle reti e la mobilità di studiosi e studenti; il potenziamento della cultura tecnologica. Per raggiungere questi obiettivi il Programma dell’Unione propone di intervenire a vari livelli, ovvero: aumentare e qualificare decisamente la spesa per l’Università e la ricerca come investimento per la crescita del Paese, dare spazio ai giovani, promuovere il talento e la ricerca "libera", aumentare il numero dei laureati di qualità e con buone prospettive di occupabilità, recuperando gli squilibri territoriali, puntando a stimolare le lauree scientifico-tecnologiche, aumentare il numero dei dottori di ricerca, rispondere con adeguata formazione universitaria alla domanda sociale in particolare per gli studi umanistico-sociali legati ai beni culturali; ristabilire un organico legame scuola-università nella formazione degli insegnanti, agevolare l'integrazione tra università ed enti di ricerca anche per garantire la presenza italiana nelle grandi reti di ricerca internazionali; stimolare l'interazione pubblico/privato. Come raggiungere questi obiettivi? L’Unione propone tre piani d'azione: il primo riguarda la didattica universitaria, il secondo il diritto allo studio: il terzo il reclutamento e la carriera dei docenti e dei ricercatori, per renderli coerenti con l’autonomia delle università e con la Carta europea dei ricercatori di Lisbona, anche al fine di colmare la distanza che ci separa dai Paesi più avanzati, garantendo una costante immissione di giovani, qualificati, eliminando le forme di precariato, rendendo obbligatorio il dottorato di ricerca per la carriera universitaria, realizzando selezioni concorsuali con distinzione tra reclutamento e carriera, definendo gli strumenti giuridici pertinenti per incentivare la mobilità bidirezionale università-enti di ricerca. Per realizzare questi piani d'azione è indispensabile ripensare gli attuali strumenti delle politiche universitarie e per la ricerca e individuarne di nuovi, tra cui l’Unione propone un'agenzia indipendente per la valutazione delle istituzioni universitarie e di ricerca, una legge di sistema per l'autonomia universitaria, la creazione di nuovi strumenti per il diritto allo studio in un'ottica di equità, la realizzazione dell'anagrafe delle ricerche e di due portali nazionali (per il fabbisogno di docenti e ricercatori e per l' offerta/domanda di dottori di ricerca). A tal fine è improcrastinabile il cambiamento delle forme di governo del sistema, attraverso la riorganizzazione dell'attuale MIUR, che, per il comparto università-ricerca, deve ricoprire funzioni di programmazione strategica, affidando ad agenzie pubbliche indipendenti le scelte di finanziamento della ricerca, l'istituzione di un organismo unitario rappresentativo università-enti pubblici di ricerca, la revisione della forma di governo degli atenei. Il Programma che L’Unione intende realizzare per Università e ricerca rivede i criteri di finanziamento (previsione di una quota per le attività di ricerca libera, di una "quota di garanzia" per i bilanci universitari a copertura degli incrementi di spesa decisi a livello centrale, stabilità nel tempo dei finanziamenti "ordinari") che, per ciò che attiene agli investimenti, comporterà un piano d'incremento (comprensivo delle risorse umane), nei 5 anni della legislatura, la media europea del 2% del P.I.L.: una decisa inversione di rotta rispetto al governo del centro destra che all’Università e alla ricerca ha sottratto autonomia e tagliato i bilanci.

Il nostro futuro ? Guardiamolo dal Med - Gigi Decollanz


Il Programma dell’Unione, intitolato “Per il Bene dell’Italia” affronta molti Temi, tutti importanti e vitali, ma uno in particolare lo è per la Gente del Mezzogiorno. “Lo scenario in cui si collocano le nostre politiche di coesione territoriale prescinde dai confini nazionali: è quello di un Mezzogiorno come ponte tra l’Europa ed il Mediterraneo”, così inizia il Programma nella sezione dedicata allo sviluppo del Mezzogiorno, che si intitola “Il Mezzogiorno: una grande opportunità tra l’Europa ed il Mediterraneo”. Ed è proprio da qui che vorrei partire per azzardare una ulteriore sottolineatura in favore della nostra amata Puglia. Invero la Puglia, intesa nella sua naturale interezza, oggi più che mai necessita di programmare il proprio sviluppo, la propria crescita, il proprio futuro. E’ fondato ritenere, non aprioristicamente, che l’unica area in grado di offrirci l’opportunità di compiere concretamente tale programmazione è proprio quella del Mediterraneo.Il Programma dell’Unione sposa ed implementa questa tesi e la rende programmabile. Proviamo ad analizzarne le fondamenta e le possibili prospettive programmatiche. Motivi Storici. I motivi sono tanti, in un range che spazia dalla alta “compatibilità caratteriale” delle genti, alla stratificata tradizione storica comune. Non per caso l’unico vero ed autentico momento di fulgido splendore vissuto dalla nostra Terra (e da tutto il Sud in particolare), si è verificato quando un illuminato e geniale signore, regnante e amante di queste latitudini, improntò la sua politica estera (ma anche economica) proprio sui rapporti con i paesi del mediterraneo. Il suo nome nei libri di storia viene indicato come Federico II di Svevia, dai più fortunati conosciuto come il “puer apuliae”. Non sembra utile, in quest’ottica, neppure pensare che il Progetto Mediterraneo possa essere costituito dal così detto “corridoio 8”, utile solo per far fare affari ai soliti amici degli amici, ma non certo a far crescere il Sud. Che c’entriamo noi con i bulgari, i rumeni, gli ucraini e i moldavi; gente di nobili origini, di grande valore e cultura, ma con poco, veramente poco in comune con noi. Programmazione (progetto PLISMED). Questa programmazione, non troppo dissimile da un vero e proprio businness plan, dovrebbe essere basata su due assi portanti, propedeutici l’un l’altro, ma indipendenti nella generazione di due distinte forze : a) il primo, infatti, dovrebbe far scaturire una forza di natura centripeta, ovverosia la capacità di attrarre nel territorio pugliese uomini, risorse e capitali essenzialmente tesi a sviluppare l’incrocio (domanda/offerta) dei segnali economici provenienti dai Paesi dell’area mediterranea, diretti verso l’Europa; b) il secondo asse dovrebbe generare una forza centrifuga, ovverosia sviluppare un programma, coordinato e integrato con le Istituzioni, il cui fine debba essere quello di incrementare lo sviluppo e la crescita del tessuto socio-imprenditoriale pugliese, tale da consentirne una penetrazione logistica nei paesi dell’area mediterranea. Dall’unione di queste due forze, ovvero di questi due assi portanti, dovrebbe nascere una sorta di piattaforma logistica integrata per lo sviluppo dell’area del mediterraneo attraverso la Puglia (PLISMED). Forza centrifuga (progetto ASPMED). Si potrebbe temporaneamente trascurare (per motivi di spazio su questo Giornale) il primo asse (anche se non si può dimenticare la necessità del rafforzamento del settore turistico, dello sviluppo di un piano integrato di trasporti mare/ferro/gomma, di un programma di defiscalizzazione nell’allocazione di nuove aree produttive, e altro), e provare ad avviare una prima riflessione utile a perseguire l’obbiettivo proposto nel secondo asse (spinta centrifuga). Ebbene si tratta di capire come dare correttamente impulso ad un processo di ammodernamento, sviluppo ed espansione del comparto socio-economico-imprenditoriale pugliese, tale da avviarlo ad una proficua e qualificata interlocuzione con i paesi emergenti dell’area mediterranea, senza trascurare lo sviluppo dei rapporti commerciali. In altri termini consentire alle realtà pugliesi, opportunamente dotate di mezzi e risorse, di avere un canale privilegiato nei rapporti con tali paesi, fino a farsi carico di veicolare buona parte dei prossimi rapporti commerciali di tutta Europa. Questo impulso, se viene condiviso l’impianto logico che sino ad ora si è tentato di proporre, non può che passare – quindi - da un serio sviluppo e da una massiccia promozione di tale comparto nell’area del Mediterraneo incentivando esperienze di joint-venture, partnership, private equity e venture capital con realtà dei diversi paesi a quest’area appartenenti. Immagino, tra gli altri, uno strumento in particolare, che potrebbe chiamarsi Agenzia per lo sviluppo delle politiche del Mediterraneo. (ASPMED). La sua forma giuridica potrebbe essere a metà tra un cofidi (o consorzio di garanzia) ed una finanziaria di sviluppo, più o meno sulla falsa riga della SIMEST (ICE IT). Il capitale di funzionamento potrebbe essere “drenato” in parte dalle istituzioni regionali, in parte dall’Istituto per il Commercio Estero (ICE), ed in parte dai Fondi Europei destinati al settore. Il compito di tale ente potrebbe essere: sostenere partecipazioni in regime di venture capital (capitale di rischio) delle nostre imprese con altre allocate nei paesi MED; incentivare partecipazioni strategiche (private equity) per lo sviluppo di progetti comuni; garantire programmi di investimento in paesi MED in settori in espansione; finanziare, coordinare, e sviluppare progetti di integrazione commerciale, imprenditoriale, e culturale; sostenere ed incentivare la partecipazione delle nostre imprese a gare ed appalti banditi dai paesi MED; favorire l’accentramento in puglia degli interessi dei paesi MED; contribuire all’implementazione delle procedure più diffuse in Europa nei paesi MED.
Con un programma comunitario adeguato, nel lungo termine, potrebbe diventare la centrale strategica dell’economia di sviluppo del Mediterraneo ed il punto di riferimento del comparto produttivo dei paesi ad esso appartenenti. Così contribuendo a dotare la Puglia di uno sviluppo, di una crescita, di un futuro.

Il nodo ferroviario a Bari - Vito Del Zotti


Il sistema ferroviario barese è attualmente strutturato per supportare un servizio di trasporto intercity. La precedente amministrazione comunale intese fare in modo che potesse assumere anche funzioni di trasporto urbano e metropolitano. Va chiarito che tecnicamente non è pensabile che vi siano treni che svolgano entrambi i tipi di servizio perché questi differiscono notevolmente per frequenze di passaggi, distanza fra le fermate, caratteristiche del materiale rotabile e altre caratteristiche. Il sistema ferroviario barese dovrebbe quindi essere composto di due sottosistemi ( uno intercity ed uno metropolitano) interfacciati mediante una o più “stazioni d’interscambio”. Ad esempio, chi volesse da un comune come Bitritto raggiungere città come Monopoli o Barletta dovrebbe comunque raggiungere Bari Centrale con un treno metropolitano e quindi passare su un treno intercity che gli consenta di raggiungere la destinazione finale. Nell’ambito dello stesso sottosistema metropolitano non si potrebbe consentire ad un treno proveniente dal Sud-Est di raggiungere, percorrendo gli stessi binari, uno dei comuni serviti dalle linee Apulo Lucane, perché il trasbordo a Bari Centrale da un convoglio all’altro rappresenta una soluzione molto più semplice ed economica. Purtroppo, però, da più parti si odono voci (bizzarre) che chiedono “l’unificazione dello scartamento”, soluzione dispendiosa e praticamente inutile. Infatti, la duttilità dello scartamento ridotto (minimo ingombro, minori raggi di curvatura delle linee, maggiori pendenze superabili) rende questo standard assai più adatto, rispetto a quello adottato dalle Ferrovie Spa, a percorsi metropolitani che propongono difficoltà (attraversamenti di spazi ristretti, immersione nel sottosuolo e riemersione da questo in 200/250 metri, superamento di situazioni altimetricamente complesse). E’ per questo che in Italia e all’estero (Giappone, Australia) vi sono ferrovie a scartamento ridotto.
Il nodo ferroviario di Bari, invece, prevede una unificazione dello scartamento che, alla luce di quanto esposto, può risultare molto dannosa. Una linea metropolitana è poi veramente utile se serve aree densamente abitate. Il nodo ferroviario barese propone in alcuni casi varianti di tracciato che porterebbero questa linea ad attraversare aree prive di presenze umane. Il nodo non prevede interramenti, il che rappresenta un gravissimo errore. La linea Bari – Matera, infatti, potrebbe affiancare il tracciato FS e quindi proseguire in sotterranea sino a Bari Centrale, servendo cosi l’Ospedale Oncologico e Soci. Sport. Angiulli, Conservatorio e Asclepios. Bisogna, inoltre, tener presente che le linee metropolitane devono essere necessariamente a doppio binario. Le varianti del nodo che prevedono l’unificazione dello scartamento, gravissimo errore tenendo conto del nostro territorio, sarebbero quindi assolutamente controproducenti.

Carmiano - Telecontrollo aree a rischio


Sta per essere attivato un sistema di videosorveglianza delle aree a rischio del territorio comunale.L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto pilota “Grottella”, ammesso ai finanziamenti del PON Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno d’Italia.Il progetto, attuato in forma associata, dai Comuni di Arnesano, Carmiano, Monteroni, Novoli, San Pietro in Lama e Veglie, è finalizzato alla promozione e al sostegno della cultura della legalità, attraverso l’implementazione e l’adeguamento delle tecnologie per il controllo del territorio, dei sistemi informativi e della comunicazione.

Taranto - Rifiuti, Condanna a 1 anno e 4 mesi (pena sospesa)


TARANTO - Il sindaco di Taranto, Rossana Di Bello (Partito dei Moderati), si è dimesso dall’incarico. L’ annuncio è stato dato ufficialmente il 25 febbraio con una lettera aperta inviata agli organi di informazione dall’ ufficio stampa del Comune. Il primo cittadino, a capo di una giunta di centrodestra, ha formalizzato le dimissioni nelle mani del segretario generale del Comune di Taranto, Vincenzo Specchia. La decisione di dimettersi è conseguente alla condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione, con sospensione della pena, inflittale dal gup del Tribunale di Taranto Pio Guarna per abuso d’ ufficio e falso ideologico per l’affidamento nel 2000 alla società Termomeccanica della gestione dell’inceneritore dei rifiuti cittadino. Oltre alla condanna, il gup ha irrogato al sindaco l’interdizione dai pubblici uffici per sei mesi, non ancora esecutiva perchè subordinata all’eventuale appello.

La nuova legge elettorale ? Incredibili distanze di Casini


'Incredibile! Non riesco proprio a credere come il Presidente Casini, con la scusa di non condividere questo o quel dettaglio, possa prendere le distanze da questa legge elettorale pur essendone stato uno dei massimi responsabili': lo afferma Arturo Parisi, presidente dell'Assemblea federale della Margherita e capolista dell'Ulivo in Sardegna. 'Capisco che, come spesso capita, di fronte agli effetti devastanti che questa infame legge elettorale sta producendo sulla nostra democrazia, quanti hanno lanciato il sasso e portato a casa i risultati tentino ora di nascondere la mano. Non si faccia illusioni l'on. Casini. Spiegheremo noi agli italiani durante la campagna e dopo - conclude - chi ha fatto al nostro Paese questo regalo avvelenato'.
Arturo Parisi

Le donne fanno bene alla democrazia - Romano Prodi - 8 marzo 2006


l’8 marzo di quest’anno segna un’importante ricorrenza per noi tutti: le donne italiane votarono per la prima volta il 2 giugno 1946 e si sancì così che la nostra Repubblica nasceva sotto il segno dell’uguaglianza. Oggi, a sessant’anni da quello storico traguardo, potete vantare di aver conquistato, grazie alla vostra tenacia, alla vostra bravura, alla vostra dedizione, un ruolo sempre più significativo nella società e nelle istituzioni. Un lungo cammino di emancipazione vi ha portate ad affermarvi con successo nelle professioni, nell’economia, nella scienza, nella politica. Le vostre conquiste hanno di fatto cambiato la nostra società e l’hanno modernizzata e migliorata. Il vostro impegno, dunque, ha finito con il donare a noi tutti un bene. Noi vi dobbiamo gratitudine. Anche perchè niente vi è stato regalato. La vostra “fatica” è spesso ancora troppo grande: in famiglia, al lavoro, nella politica e nella vita quotidiana siete costrette a fare i conti con ingiustizie, discriminazioni, scarsa collaborazione da parte di chi, esattamente come voi, è chiamato a far funzionare le cose ma si sottrae alla responsabilità. Per non parlare dei soprusi e delle violenze. I dati che ha diffuso Eurostat ci confermano un quadro ancora troppo contrassegnato da ombre: le donne d’Europa studiano più a lungo degli uomini, lavorano un maggior numero di ore rispetto a loro, ma fanno meno carriera e sono pagate meno. Siamo costretti a parlare ancora di “segregazione” e di persistenti ineguaglianze nel mondo del lavoro. Le cose non vanno tanto meglio in politica. A questo riguardo, il conto che il governo di centrodestra presenta a voi tutte è molto pesante: la coda di questa legislatura ci ha imposto una riforma elettorale che ha stravolto i principi del sistema maggioritario e consegnato in modo esclusivo nelle mani di un ceto politico solo maschile la scelta dei rappresentanti nel futuro Parlamento. Questa riforma vi impedisce dunque anche la possibilità di votare “donna” premiando e promuovendo con il vostro voto il riequilibrio della rappresentanza femminile. Non voglio parlare qui della strumentale operazione condotta dal governo in occasione della legge sulle quote rosa, votata al senato (grazie al sostegno dei nostri parlamentari) quando c’era già piena consapevolezza dell’impossibilità di approvarla in via definitiva. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: le candidature femminili nelle liste sono poche e non mi consola poter dire che il centrosinistra ha fatto meglio. Ma questo risultato non basta. Vorrei essere chiaro: la mia non è una questione di opportunità né è conformismo. Sono certo infatti, e l’ho detto più volte, che le donne fanno bene alla democrazia Per questo mi sono impegnato a portare nel mio governo il maggior numero di donne possibile. Ma chiedo anche a voi di non abbassare la guardia e di continuare far sentire la vostra voce. Nei giorni scorsi Tina Anselmi ha ricordato gli anni della guerra partigiana, del ruolo suo e delle donne in quella fondamentale pagina della storia della Repubblica: “Capii allora- ha scritto- che per cambiare il mondo bisognava esserci”. Anche oggi il nostro Paese ha bisogno di un profondo, radicale cambiamento. Vi chiedo di “esserci ancora”. Romano Prodi

Tuesday, February 21, 2006

Ulivo/ sabato 25 al Palalottomatica si apre campagna elettorale

Roma - Sabato 25 febbraio, a partire dalle 14.30, al Palalottomatica di Roma si svolgerà la manifestazione di apertura della campagna elettorale dell'Ulivo, con Romano Prodi, Piero Fassino e Francesco Rutelli.I giornalisti, i cine foto operatori ed i tecnici, interessati a seguire l'evento dovranno accreditarsi presso l'Ufficio Stampa dell'Ulivo. Le testate possono inviare una e-mail all'indirizzo ufficiostampa@ulivo.it oppure un fax al numero 06/69661332, con la lista degli accrediti necessari, specificando nome, cognome, numero di tessera professionale e testata.Gli accrediti per l'accesso al Palalottomatica saranno disponibili presso la sede dell'Ulivo di piazza SS Apostoli 73, terzo piano, giovedí 23 e venerdí 24 febbraio dalle 11 alle 18.Si prega inoltre le testate radiotelevisive che avranno necessità di accedere al Palalottomatica con i propri mezzi e per il solo carico e scarico delle attrezzature, di comunicare i numeri di targa delle auto di servizio.L'Ufficio Stampa dell'Ulivo resta disponibile per qualsiasi ulteriore informazione ai numeri: 06/69661313 - 8.