Garantire il diritto alla salute - Ruggiero Fiore
“Questa deve essere la missione prioritaria del Servizio Sanitario Nazionale come sancito dall’art. 32 della Costituzione Italiana. L’evoluzione del concetto di salute e di assistenza sanitaria, in questi ultimi anni, ha subito, in Italia, un cambiamento di rilievo. Oggi è sempre più ispirato allo stato di benessere fisico, sociale e psicologico e non soltanto a caratteristiche negative come l’assenza di malattia. Parallelamente, l’assistenza sanitaria viene oggi intesa anche come il complesso di attività per la soddisfazione dei bisogni di salute dei cittadini secondo indicazioni di priorità stabilite, sulla base dei valori e delle aspettative degli assistiti e sulle risorse economiche disponibili. Per far ciò è necessario che tutti coloro che operano con il fine di soddisfare la missione del SSN condividano metodi e obiettivi. In questo quadro, si inserisce il Piano Regionale di Riordino Ospedaliero. Al riguardo alcune considerazioni: il movente primo che ha reso necessario il riordino è stato l’aumento della spesa sanitaria. Sicuri che tale spesa sia diminuita? Stando ai dati forniti a mezzo stampa sembra proprio di no! Altra necessità del piano era: razionalizzare reparti e servizi evitando doppioni specie nella stessa ASL con concentrazione della tecnologia e dei servizi e con riduzione dei posti letto. Ovviamente alcune realtà sono state potenziate ed altra ridimensionate. Senza entrare in un inutile e sterile discorso campanilistico, parlando della salute che, inteso come in premessa, è bene primario assoluto, ritengo che un riordino ospedaliero serio, efficace, efficiente ed utile ai fini di ottenere una sanità moderna non posa essere neanche ipotizzato senza una organizzazione territoriale adeguata, rigorosa, collaudata”. Obiettivi fondamentali, quindi, di un piano regionale di rilancio della Sanità dovrebbero essere: • 1. Porre al centro il medico di medicina generale, per il compito strategico che svolge all’interno del modello assistenziale. Il così detto medico di famiglia deve appropriarsi di ulteriori strumenti per poter esprimere al meglio il suo ruolo in veste di protagonista e non di semplice esecutore. • 2. Riconsiderare il ruolo della medicina generale che oggi si inserisce in un contesto più ampio, ovvero quello della assistenza territoriale che trova la sua organizzazione nei distretti. La medicina del territorio non si contrappone, (guai se lo facesse!) ma si integra (e dovrebbe farlo al meglio) con le strutture ospedaliere e con i centri universitari di eccellenza. • 3. Curare i pugliesi in Puglia. Coinvolgere diversi aspetti e settori dell'Istituzione regionale, non ultimo quello finanziario, perché altre importanti risorse finanziarie dovranno essere reperite per poter ammodernare il sistema sanitario regionale e renderlo idoneo ai bisogni delle popolazioni del territorio. • 4. Costituire una rete tra medici, con la possibilità di procedere direttamente alla prenotazione delle consulenze specialistiche già all’atto della richiesta della prestazione stessa da parte del medico di famiglia. Bisogna consentire al medico di poter accedere direttamente alla cartella clinica ospedaliera ed al reparto ospedaliero, in caso di ricovero, poter avere disponibili tutti gli esami che il paziente ha eseguito su indicazione del medico di base e degli altri presidi territoriali. • 5. Sostenere l’aumento degli studi associati, delle esperienze in medicina di gruppo, di associazionismo medico, peraltro incentivate da tempo dal legislatore. Con questo nuovo “modus operandi” si fa in modo che in un luogo ben preciso (la sede fisica dell’ambulatorio) possano essere assistiti fino a 9000 persone contemporaneamente con scambio di “buone pratiche” e “intuito professionale. Una organizzazione di questo tipo rende molto agevole, economico ed efficiente che gli specialisti della azienda, o anche gli ospedalieri, accedano in locali degli ambulatori in giorni stabiliti lasciando il compito della prenotazione ai medici curanti. • 6. Anziani. L’aumento della vita media ha determinato un invecchiamento della popolazione con un aumento sia assoluto che percentuale delle malattie croniche degenerative rispetto alle malattie acute. Tutti gli studi hanno dimostrato che è molto più economico, civile, umano e socialmente progredito mantenere il più possibile l’anziano nel proprio domicilio. Scatta immediata la necessità di attivare e potenziare alcune forme di assistenza domiciliare quali l’ADP (Assistenza Domiciliare Programmata) l’ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) e l’ospedalizzazione domiciliare. • 7. 118. Questo essenziale servizio, deve essere, di fatto, specie quando il riordino ospedaliero ha privato alcune comunità del presidio sanitario, una unità mobile di riabilitazione. Deve essere eseguita con tranquillità la diagnosi delle più comuni emergenze ed effettuata con altrettanta competenza e serenità la dovute terapia (trecheotomia, intubazione, defibrillazione cardiaca con cardioversione, trombolisi coronaria in caso di infarto miocardio acuto). Formazione per i giovani medici impiegati in tali attività. • 8. Contribuire a realizzare un sistema informatico, con la carta sanitaria magnetica personale, che consenta gli scambi di informazioni ed il risparmio coniugato all’efficacia assistenziale.
E’ fantasia? E’ un sogno?Assolutamente NO.Basta pensarci, crederci ed organizzarsi.

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