Monday, March 13, 2006

Le donne fanno bene alla democrazia - Romano Prodi - 8 marzo 2006


l’8 marzo di quest’anno segna un’importante ricorrenza per noi tutti: le donne italiane votarono per la prima volta il 2 giugno 1946 e si sancì così che la nostra Repubblica nasceva sotto il segno dell’uguaglianza. Oggi, a sessant’anni da quello storico traguardo, potete vantare di aver conquistato, grazie alla vostra tenacia, alla vostra bravura, alla vostra dedizione, un ruolo sempre più significativo nella società e nelle istituzioni. Un lungo cammino di emancipazione vi ha portate ad affermarvi con successo nelle professioni, nell’economia, nella scienza, nella politica. Le vostre conquiste hanno di fatto cambiato la nostra società e l’hanno modernizzata e migliorata. Il vostro impegno, dunque, ha finito con il donare a noi tutti un bene. Noi vi dobbiamo gratitudine. Anche perchè niente vi è stato regalato. La vostra “fatica” è spesso ancora troppo grande: in famiglia, al lavoro, nella politica e nella vita quotidiana siete costrette a fare i conti con ingiustizie, discriminazioni, scarsa collaborazione da parte di chi, esattamente come voi, è chiamato a far funzionare le cose ma si sottrae alla responsabilità. Per non parlare dei soprusi e delle violenze. I dati che ha diffuso Eurostat ci confermano un quadro ancora troppo contrassegnato da ombre: le donne d’Europa studiano più a lungo degli uomini, lavorano un maggior numero di ore rispetto a loro, ma fanno meno carriera e sono pagate meno. Siamo costretti a parlare ancora di “segregazione” e di persistenti ineguaglianze nel mondo del lavoro. Le cose non vanno tanto meglio in politica. A questo riguardo, il conto che il governo di centrodestra presenta a voi tutte è molto pesante: la coda di questa legislatura ci ha imposto una riforma elettorale che ha stravolto i principi del sistema maggioritario e consegnato in modo esclusivo nelle mani di un ceto politico solo maschile la scelta dei rappresentanti nel futuro Parlamento. Questa riforma vi impedisce dunque anche la possibilità di votare “donna” premiando e promuovendo con il vostro voto il riequilibrio della rappresentanza femminile. Non voglio parlare qui della strumentale operazione condotta dal governo in occasione della legge sulle quote rosa, votata al senato (grazie al sostegno dei nostri parlamentari) quando c’era già piena consapevolezza dell’impossibilità di approvarla in via definitiva. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: le candidature femminili nelle liste sono poche e non mi consola poter dire che il centrosinistra ha fatto meglio. Ma questo risultato non basta. Vorrei essere chiaro: la mia non è una questione di opportunità né è conformismo. Sono certo infatti, e l’ho detto più volte, che le donne fanno bene alla democrazia Per questo mi sono impegnato a portare nel mio governo il maggior numero di donne possibile. Ma chiedo anche a voi di non abbassare la guardia e di continuare far sentire la vostra voce. Nei giorni scorsi Tina Anselmi ha ricordato gli anni della guerra partigiana, del ruolo suo e delle donne in quella fondamentale pagina della storia della Repubblica: “Capii allora- ha scritto- che per cambiare il mondo bisognava esserci”. Anche oggi il nostro Paese ha bisogno di un profondo, radicale cambiamento. Vi chiedo di “esserci ancora”. Romano Prodi

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