Confronto TV, «sono molto contento»
15 Marzo 2006
Sicurezza, decisione, pacatezza. Romano Prodi serio e determinato ma con un largo sorriso che spesso gli illumina il viso ha tirato fuori le armi migliori nel faccia a faccia appena concluso con il premier Silvio Berlusconi.
Senso di giustizia, equità, solidarietà e difesa dei più deboli per permettere all'Italia di «andare di nuovo forte», e così «organizzare un po' più di felicità per tutti noi».
Con queste parole il leader del centrosinistra ha chiuso il suo appello finale previsto per entrambi i contendenti dal regolamento pattuito in precedenza dai due staff.
Il professore non si è risparmiato nelle risposte a tutte le domande dei due giornalisti presenti in studio (Marcello Sorgi, ex direttore de La Stampa, ora editorialista dello stesso giornale e Roberto Napoletano, direttore del Messaggero) e nelle repliche alle risposte di Berlusconi. Tanti i temi toccati, si parte con il cuneo fiscale, la promessa della diminuzione di 5 punti delle tasse sul lavoro. Dopo aver precisato che "non si aumentano le imposte per diminuire il cuneo fiscale, bisogna spiegare bene agli italiani che il lavoro oggi e' gravato da un'imposta superiore al 30%».
Prodi ha confermato la ricetta della diminuzione di cinque punti: «Noi abbiamo pensato abbiamo fatto tutti i calcoli e i cinque punti noi li possiamo già fare». «Lo confermo- ha proseguito Prodi - la riduzione del cuneo fiscale sarà fatta nel primo anno, nessuna pensione sarà intaccata”.
Ad un premier che gioca in difesa il professore risponde ricordando i fallimenti della politica i controllo dei conti pubblici di questo governo: "Un paese decente controlla la spesa pubblica che in questi anni ha continuato a crescere senza controllo". Il suo discorso si allarga poi ai frequenti condoni contenuti nelle leggi finanziarie del governo: ''L'enorme quantità di condoni ha portato notevoli irregolarità nel sistema tributario, abbiamo un bilancio in situazione disastrosa».
Berlusconi gioca tutte le sue carte con accuse che spesso scadono sul personale: «Prodi risponde ai “dante causa” che sono i suoi alleati».
Prodi risponde con uno dei suoi propositi più importanti: «Abbiamo e avremo sempre come prioritari la difesa dei piú deboli» Poi spiega meglio:«Abbiamo bisogno di far riprendere il Paese e di farlo crescere. Il paese cresce soltanto se c'è il senso della giustizia e dell'equità, con cui si possono chiedere i sacrifici a tutti e con uno scopo ben preciso».Il dibattito scivola sui temi più diversi. L’orologio scorre veloce, mentre Prodi, allenato dai mille incontri alla Fabbrica del Programma scanditi da un timer tolto ad un campo di basket, riesce quasi sempre a rimanere nei limiti il premier fatica a frenare la sua loquacità.
Sulle donne Prodi è molto chiaro. Crede alla necessità di regolare la presenza femminile nel Parlamento e nel governo attraverso le famigerate “quote rosa”. «Ci doveva essere una legge sulle quote rosa per dare una maggiore rappresentanza alle donne in Parlamento e al governo - attacca il professore - non e' stata fatta perche' la maggioranza non ha voluto. Da presidente della Commissione europea ho messo una quota del 30% per le donne, bisognava introdurla anche per l'Italia. Dieci anni fa speravo che si potesse avere maggiore rappresentanza femminile senza le quote ma oggi l'esperienza mi dice che non ci si arriverebbe nemmeno tra 50 anni».
L’editorialista de La Stampa incalza i due leader sull’immigrazione. Anche qui Prodi non si mostra impreparato. Inizia la sua risposta denunciando lo scandalo delle lunghissime file di immigrati in attesa di regolarizzare la propria posizione in base alla legge Bossi-Fini davanti agli uffici postali.
Dinanzi ad una debole difesa della legge sull’immigrazione del presidente del consiglio Prodi risponde: «non si può affrontare il problema dell'immigrazione come qualcosa di staccato dall'intera societa': la politica dell'immigrazione e' parte dela nostra strategia perchè gli imprenditori ne hanno bisogno, non si puo' volere i lavoratori di giorno e volerli cacciare di notte, bisogna accoglierli nei diritti e nei doveri propri dei futuri cittadini italiani».
Altro tema che non può essere evitato in un dibattito tra le due persone che si contenderanno la guida del paese sono la scuola e il lavoro. Chiaro il messaggio dell’ex presidente della Commissione europea: «Dobbiamo mobilitarci tutti assieme per la scuola - è l'obiettivo del leader dell'Unione - il lavoro, per ridurre il precariato e dare uno stabile orizzonte ai nostri ragazzi, perchè possano farsi una famiglia e avere un governo e una legislazione che vada avanti in questa direzione. Lo si puó ottenere solo se c'è un senso di solidarietà e se non si ha il senso che uno governa contro l'altro».
Il lavoro «Bisogna stare tranquilli, non aumenteremo le imposte per abbassare il cuneo fiscale. Bisogna spiegare bene agli italiani che il lavoro oggi e' gravato da un'imposta superiore al 30% e che se vogliamo reggere alla concorrenza straniera e' necessario ridurre il costo del lavoro. Abbiamo calcolato che cinque punti di cuneo fiscale possiamo ridurli».
Il dibattito si avvia alla fine e mentre Berlusconi continua imperterrito a cercare di screditare il ruolo del suo avversario, sprecando quasi tutto il suo tempo nell’appello finale, Romano Prodi chiude invocando una nuova organizzazione della felicità, «perchè il Paese cresce solo se ripartiamo tutti insieme. Per la scuola, contro il precariato, perché i giovani possano farsi una famiglia. Si può fare solo con un senso di solidarietà, se si portano avanti gli stessi obiettivi con senso di giustizia redistributiva, di difesa dei più deboli. Anche noi vogliamo uno stato più snello. perché l’Italia può ripartire».

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