Saturday, February 18, 2006

I veri conti pubblici italiani

La promozione che ha incassato l’italia presso la commissione europea riguardo i suoi conti pubblici è sicuramente un fatto positivo, un successo diplomatico / politico ottenuto dal ministro dell’economia Tremonti che ha puntato molto su questo risultato in vista anche delle consultazioni elettorali.
Infatti Tremonti si vuole presentare come un ministro che ha tenuto sotto controllo la finanza pubblica e, quindi, ha puntato molto durante lo scorso autunno sulla preparazione della legge finanziaria basata su una impostazione rigorosa ed ha ampliato a 20 27 miliardi complessivi della manovra quella che è la parte di aggiustamento.
Detto questo, però, gli italiani vorranno anche sapere qual è la vera situazione dei conti pubblici italiani al di là dei dati ufficiali e qui le cose cambiano un pochino.
Gli obiettivi e le stime pre-consuntive del governo parlano di un deficit nel 2005 al 4,3 % ed un obiettivo al 3,5 % quest’anno (in percentuale del pil) con debito pubblico che per la prima volta l’anno scorso è ritornato a salire arrivando a 108,8 % del pil e dovrebbe scendere a 108,0 quest’anno.
In realtà sia istituti privati di analisi come REF di mlano sia un organismo al di sopra delle parti come l’OCSE di Parigi segnalano un andamento un po’ diverso.
Per quanto riguarda il defcit secondo REF viaggiamo verso un tendeziale del 6% (tendenziale vuol dire senza altri interventi) e quindi soltanto grazie ad una manovra aggiuntiva nel corso di quest’anno noi riusciremo a stare al 4,8% rispetto al 3,5% obiettivo del governo.
La manovra aggiuntiva dovrebbe essere di circa l’1% del pil da varare dopo le prossime elezioni.
Per quanto riguarda il debito pubblico lo stesso OCSE parla di un deficit che quest’anno sfonda la soglia del 110% e si porta al 110,4% e l’anno prossimo addirittura va al 112,6%, tutto questo evidentemente in assenza di privatizzazioni.
L’aumento del debito pubblico è la parte più preoccupante della dinamica della finanza pubblica italiana perché ovviamente siamo in presenza di una fase crescente di tassi di interesse e quindi di maggiori oneri per il servizio del debito e questo significherà stringere sulle altre parti della finanza pubblica, le altre spese e le entrate .
In effetti in questi ultimi anni il deficitit non è cambiato molto di livello. Nel 2001 quando ci sono state le ultime elezioni ed ha vinto la maggioranza di centro destra il deficit era al 5% e, aggiustato per il ciclo, al 3,5%. Nel 2005, come ho detto prima, è arrivato al 4,3%, aggiustato per il ciclo, 3,9%. Quindi, grosso modo, si tratta delle stesse cifre.
Il fatto è che è cambiata la composizione di questo deficit e, in particolare, è cambiata la composizione delle spese perché in questi anni c’è stato un forte risparmio sugli interessi, grazie alla riduzione dei tassi di cui hanno beneficiato anche le famiglie italiane indebitandosi con mutui a basso costo, ma in compenso sono aumentate le altre spese che sono più difficilmente comprimibili: le spese primarie, soprattutto stipendi dei dipendenti pubblici, pensioni e così via.
Le spese sono aumentate di circa il 2% del pil portandosi dal 38,5% al 40,5% del pil.
Questa è una eredità pesante da gestire per chiunque succederà a questa maggioranza.
Chi vincerà le elezioni dovrà tener conto di una finanza pubblica da riportare sotto controllo.

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